I SINTOMI DI UNA GRAVE LACUNA EDUCATIVA
11/04/2016
Quanto sta accadendo con gli allievi del liceo Virgilio di Roma, circa la battaglia sulla libertà di spaccio, con reazioni tra il banale e il violento, non può lasciarci indifferenti. Il problema esiste non solo per la droga, ma per l’intero sistema scolastico.
Giocare a nascondino in certe situazioni o riempire giornali e telegiornali con notizie cariche solo di particolari falsamente neutri, su tempi e luoghi, fa male a tutti, ai ragazzi, ai genitori, ai docenti, alla società. La scuola è un laboratorio istruttivo ed educativo, arricchito da progetti e programmi spalmati su tutti gli aspetti interessanti e necessari per attraversare questa vita senza cadere in trappole ad alto rischio.
Se i fatti del Virgilio vanno analizzati separatamente possono avere ragione e/o torto tutti: la preside, i carabinieri, i genitori, i docenti e i ragazzi. Questa società sempre più banale, esalta fino alla nausea i diritti, soprattutto quando i diritti collimano con i capricci e con false giustificazioni.
Nella vita non esistono doveri piccoli e doveri grandi; diritti piccoli e diritti grandi; mali piccoli e mali grandi. Dal Virgilio emergono sintomi di una spaventosa lacuna educativa che non può far presagire un futuro sano, serio, degno di una cultura umanistica tanto energica quanto poetica, tanto liberale quanto legale.
Il disagio che mi sento nascere dentro, avendo purtroppo a che fare con ragazzi della stessa età, partiti allo stesso modo, non so se sbattendo i piedi in seicento sul pavimento o se riempiendo i gabinetti di spinellanti. La scuola da “orto chiuso” e accuratamente riservato alla classe docente, è diventato luogo di nessuno, soprattutto quando nascono fenomeni così delicati.
Urge trovare punti veri e seri di riferimento, persone preparate a sentirsi insulti di ogni tipo. I ragazzi vanno affrontati da chi crede in loro, nonostante tutto. Però non facciamo del Virgilio la Sodoma e Gomorra della Bibbia perché sono le scuole, i docenti, gli adolescenti, la tipologia delle famiglie che insieme devono essere affrontati, nei tempi più brevi possibili, con intelligenza, pazienza, esperienza e serenità.
Indiciamo una settimana in tutte le scuole superiori italiane. Invitiamo persone “positive” e senza dare titoli roboanti o troppo finalizzati, apriamo un serio dibattito sull’adolescenza, sulla solitudine, sull’amicizia, sulla paternità e sull’educazione, possibilmente in luoghi non scolastici ma socialmente interessanti e motivanti come carceri, comunità, teatri, stadi, aziende, luoghi d’arte, cooperative.
Potrebbe essere un’alternativa ottima alle gite scolastiche. La settimana andrebbe scandita con momenti di testimonianza, di lavoro, di sport, di teatro. E alla fine con un diario, pieno di riflessioni personali. È una mia idea. A voi le altre.
Don Antonio Mazzi